mercoledì 6 maggio 2015

La Vendetta di Patricia Hardy


La Vendetta di Patricia Hardy

“Dottor Cowson, una visita per Mr. Homeless.”

Mrs. Teapot ha parlato con tono di rimprovero, per niente soddisfatta di non vedere Shylock Homeless nello studio.

Cowson si fa incontro a una donna nel pieno del suo fascino, ammaliato non desidera altro che rendersi utile.

“Il Mr. Homeless arriva subito. Forse potreste dirmi il motivo che vi ha portato qui.”

 “Sono Patricia Hardy. Abbiamo una amica in comune con Mr. Homeless. Lady Astoria Windermare mi ha parlato di lui. Il motivo della mia visita risiede in Mr. Hardy, mio marito.”

“Mi spiace davvero, ma non credo che potremo esservi di aiuto, Mrs. Hardy. Purtroppo Homeless ha deciso di smettere l’attività per quanto riguarda il ramo eliminazioni. E’ un genere che non si addice alle sue capacità deduttive, lo sminuisce, alla fine è qualcosa di materiale.”

“Mio caro Cowson, non ho affatto intenzione di eliminare Mr. Hardy. Al contrario lo vorrei tutto per me. Ma cosa sono questi orribili stridori? come di un uccellino, una innocente creatura, che venisse torturato da un infame individuo.”

“Mr. Homeless si esercito al violino. Vado subito a avvertirlo.”

Presi dalla conversazione i due non si sono accorti che Homeless ha smesso di suonare e si trova dietro di loro.

“Devo dedurre, Mrs. Hardy, che la nuova giovane segretaria si è presa una parte di Mr. Hardy. La nostra governante mi ha appena avvertito che avevamo una visita. Sono Shylock Homeless.”

Il sorriso di Mrs. Hardy è un insieme di maliziosa delizia.

“Che cosa vi fa supporre che la ladra sia Elisabeth? Vi è arrivato qualche pettegolezzo forse?”

“Mia cara, avete un aspetto delizioso, un fiore sbocciato, una pesca matura, e una voce incantevole. Qualsiasi gentleman sarebbe felice di conquistarvi, per essere invidiato al Club. Mr. Hardy deve avere una infatuazione passeggera per una ragazzetta docile e sottomessa al suo meraviglioso capo. La piccola Elisabeth deve essere una di quelle creature pestifere, di cui un uomo può sentire la mancanza qualche volta. Non volete che ora vi suoni al violino un pezzo romantico?”

Arriva la cavalleria. Ci manca solo che Homeless la faccia fuggire spaventata dal suo archetto stridulo, pensa Cowson.

“Non ora Homeless, niente chiari di luna. Mrs. Hardy ha bisogno del nostro aiuto. Forse dovremmo convocare questa Elisabeth e spiegarle a quali conseguenze può portare il suo comportamento.”

Homeless approva la proposta con cenni pieni di insolito entusiasmo della testa e della pipa. Ma non tutti approvano, Mrs. Teapot per esempio.

Nessuno si è accorto dell’arrivo di Mrs. Teapot nello studio. La brava donna non prende per il verso giusto che una giovane seduttrice possa essere ricevuta da Homeless. Si sa come vanno queste cose.

Oh, Mr. Homeless che cosa farei se dovessi rinunciare all’impiego da Mr. Hardy? Mi troverei in strada. Direbbe lei in lacrime.

Ma no, piccola mia, potresti venire qui a dare una mano in cucina.

A farla breve, la Teapot, con la visione di una sgualdrinella che manda a fuoco la sua omelette alle erbe e formaggio, depone il vassoio con le tazze da thè, i piattini, lo zucchero, il latte, il limone e i dolcetti, si toglie il grembiule e lo sbatte in terra.

“Forse Mr. Homeless desidera che mi ritiri in campagna? Forse Mr. Homeless desidera che gli rompa in testa quel pezzo di legno antico con la vernice trasparente? Forse è tempo che qualcuno spieghi al signor violinista come stanno le cose. Dovesse strimpellare tutta la notte di Natale davanti a Buckingham Palace, al mattino non ci sarebbe un penny nel suo berrettuccio a scacchi verdi e blu.”

Cowson non vuole che la Teapot si innervosisca, si potrebbe inacidire la crema con la quale riempie i dolcetti. Sarà bene intervenire subito alla svelta:

“Mrs. Hardy, lasciate che vi presenti Madame Teapot, il nostro chef. Vi prego assaggiate uno dei suoi meravigliosi unici dolcetti. E quanto a te, Homeless, apri la finestra e osserva bene che non ci siano passanti, prima di gettare il violino.”

Si fa silenzio per qualche minuto nello studio. La Teapot si è rimessa il grembiule e se ne è tornata in cucina. Si mangiano dolcetti, si beve il thè. L’incanto viene rotto da Mrs. Hardy:

“Le vostre deduzioni sono intriganti, Mr. Homeless. Resta il fatto che Mr. Hardy da qualche tempo se ne sta attaccato alla gonnella di quella sgualdrina, invece che alla mia.”

Homeless pare riflettere sul caso di Mrs. Hardy. In realtà pensa al violino. Deve ammettere che è stato uno sbaglio procurarsi il manuale Il Suonatore di Violino in lingua tedesca. Cowson si rende conto che la situazione si sta facendo drammatica e decide di intervenire:

“Homeless, ti ricordi gli insoliti oggetti che ho portato dal Transvaal? Credo sia venuto il momento di usarli a vantaggio di Mrs. Hardy.”

 

Leonessa e gazzella

Le due rivali sono una di fronte all’altra sui gradini della porta di Patricia.

— Sei Elisabeth, non è vero? — chiede la leonessa. E propone — possiamo darci del tu e diventare amiche?

— Sì sono Elisabeth, come hai fatto a indovinare? — risponde la gazzella, che fa del suo meglio per dissimulare sorpresa e sconcerto.

— Ti ho riconosciuta dalla foto.

— La foto? — Il tono della gazzella è sospettoso. — Quale foto?

— La foto di gruppo presa nell’ufficio di mio marito. Quella con i dirigenti di massimo livello e le loro assistenti. Tu sei quella con la pettinatura alta, come usano tutte le ragazze che seguono la moda.

Elisabeth nota la leggera agitazione di Patricia alla parola assistenti.

— Mi spiace, cara, ma Mr. Hardy, mio marito, non è in casa al momento, dovevate incontrarvi qui? Oscar Non me lo ha detto. Non mi sorprende, mi dice mai niente del suo lavoro. — Patricia parla con modi soffici.

— Non ha importanza — Elisabeth cerca di avviare un discorso, ma è così difficile parlare in modo amichevole con la moglie dell’uomo di cui è innamorata — non ero sicura di trovarlo qui e se….

— Se fosse disponibile? — Patricia sorride. — Mi spiace che non lo sia, ma noi abbiamo l’occasione di fare una piccola conversazione, di conoscerci. Sei la segretaria di Oscar da almeno un anno, ma non ci siamo mai parlate davvero faccia a faccia. Mr. Hardy passa più tempo con te che con me. Spesso prima di uscire mi informa che avrebbe fatto tardi la sera in ufficio, per una crisi finanziaria inattesa o qualche altro affare importante.

L’enfasi sulla parola “affare” spinge Elisabeth a chiedersi quanto la moglie di Oscar sappia della loro relazione.

— Non sarebbe meglio se me ne tornassi indietro e aspettare che tuo marito si metta in contatto con me? — suggerisce Elisabeth.

Patricia sorride garbata.

— Sciocchezze, cara, devi assolutamente ammirare la mia piccola collezione di oggetti africani e provare un bicchiere di un vino davvero unico.

 Con il fascino untuoso del politico esperto, Patricia prende per il braccio l’altra donna e la guida con educazione nella sua casa, nella sua rete.

— Chiamami pure Patricia, io ti chiamerò Elisabeth. Dopotutto mi sembra già di conoscerti, e noi abbiamo molto in comune: mio marito per esempio. Mi parla sempre di te, sai. Di come sei piena di risorse, di come sei sempre disposta a collaborare. Di come sei sempre disposta a rimanere fino a tardi in ufficio per finire tutto il lavoro. Sempre di più e oltre il dovere, si potrebbe dire. — E si mette a ridere mentre invita la sua ospite a sedersi su una elegante poltrona e versa da una brocca di vetro decorato due bicchieri di vino rosso. Era la prima volta che Elisabeth entrava nella casa di Oscar, di solito si incontravano in un piccolo appartamento nella città antica.

— Che bella casa hai, Patricia — dice Elisabeth, osservando in giro la stanza decorata alle pareti con lusso evidente e ricercato. Ma la giovane segretaria si trova a disagio, ha una gran voglia di scappare, se ne sta seduta sull’orlo della poltrona, il suo sguardo passa dalla padrona di casa a tutto quello che si trova sparso per la stanza. Turbata e affascinata da alcuni oggetti particolarmente insoliti: una statuetta d’avorio che rappresenta un uomo e una donna uniti in modo passionale, un quadretto dove gli avvoltoi si contendono i resti di un corpo, una lunga figura di legno con la punta di metallo arrugginita da cui scendono fili che sembrano capelli umani, infine la maschera sepolcrale del volto di un uomo che esprime un grido di terrore fissato per sempre. Elisabeth tenta di conciliare queste cose orribili con l’uomo gentile e dolce che ama. Le sembra impossibile credere che Oscar abbia scelto questi oggetti grotteschi per decorare la sua casa.

— E’ un mio hobby — dice Patricia, notando la spaventata curiosità della sua ospite. — Sono affascinata dall’antropologia, lo studio dell’uomo come un animale, lo studio degli istinti basici dell’uomo primitivo, l’origine del bene e del male. Patricia apre le mani perfettamente curate come per riunire insieme tutti quegli oggetti inusuali sparsi per la stanza.

— Ognuno di questi oggetti costituisce un atto di una tragedia — continua Patricia — ognuno di essi è come l’anello di una catena unica.

Patricia ora ha preso in mano la statuetta d’avorio che rappresenta i due sottili corpi uniti in un abbraccio feroce e li accarezza sensualmente con un dito.

— Pare di sentire il piacere che unisce i due corpi bagnati dal sudore. I due amanti cercano di darsi e di prendere piacere l’un l’altro con tutte le loro forze. E’ come vedere i loro corpi muoversi e toccarsi. Patricia le porge la statuetta— Tieni Elisabeth, sentila, godila.

Patricia rimane in attesa che l’ospite spaventata accetti la statuetta. L’altra donna si limita a fissarla e si rifiuta di toccarla. A malincuore Patricia la rimette a posto e solleva con delicatezza la figura di legno dal suo gancio nel muro.

— Sono sicura che troverai molto affascinante questa piccola cosa. Come la statuetta, che non hai voluto toccare, anche questo oggetto proviene da una tribù dell’Africa Centrale, nei cui costumi si trovavano combinate un forte convincimento della monogamia e un metodo primitivo di punizione.

Patricia fa una pausa e prende un altro sorso di vino.

— Essi pensavano che un uomo e una donna devono restare uniti per tutta la vita. Se uno di loro commetteva quello che noi chiamiamo adulterio, allora deve essere privato della vita assieme al suo partner colpevole. Una soluzione molto semplice per un problema antico come l’uomo, non trovi?

Elisabeth cerca di non rimanere coinvolta in questo sgradevole soggetto di conversazione, la sua paura è espressa dal suo tono di voce.

— Pensavo che Mr. Hardy sarebbe di sicuro venuto in ufficio stamattina presto, anche se è sabato. Avevamo un lavoro importante. E’ forse ammalato? E’ successo qualcosa? Non mi ha chiamato, è alquanto insolito.

— E tu ti sei preoccupata al punto di venire qui direttamente a casa sua? Davvero ammirevole. Una tale devozione al tuo capo ti fa davvero onore.

Elisabeth è confusa.

— Mi aveva raccomandato di non mancare, avevamo un lavoro importante da finire, la fusione di due aziende.

— Ah, una fusione. Interessante.

Patricia ora si china a dare qualche colpetto di simpatia sulla mano della sua ospite, ma nello stesso tempo la figura di legno che tiene nell’altra mano si ferma a qualche centimetro appena dagli occhi di Elisabeth, vicino abbastanza da permettere di scoprire una macchia scura sulla punta di metallo. Patricia si accorge dello sguardo ansioso negli occhi dell’ospite e spiega con calma:

— E’ sangue. Almeno così mi dicono. Si pensa che sia il sangue di qualche sfortunata vittima, presa nell’atto dell’adulterio. Almeno questo è quello che dissero a Oscar quando comprò questa cosa da uno strano tipo di donna durante un suo viaggio in Africa anni fa. Probabilmente si tratta solo di invenzioni, ma tu certo sai quanto Oscar possa essere credulone. Crede a ogni cosa gli dica una donna, quando si trova nello stato d’animo giusto.

Non appena Patricia risolleva la testa, un piccolo rivolo di liquido rosso le scivola da un angolo della bocca giù per il mento, prima di fermarsi sulla sua camicetta bianca dove si allarga fino a formare come una ferita sul petto. Elisabeth guarda come ipnotizzata il cerchio di vino rosso che si allarga, le sembra come la macchia scura attorno alla punta di quella disgustosa figura in legno, una immagine orribile che la scuote con un fremito di terrore.

— Ti piace questo vino, Elisabeth? Alcuni lo trovano troppo pesante, quasi una melassa, io preferisco chiamarlo a corpo pieno. Un vino a corpo pieno, con odore penetrante e sapore dolciastro. Mentre Patricia ride graziosamente, Elisabeth nota che i suoi splendidi denti sono come coperti da un velo trasparente color porpora.

— L’unico problema di questo vino è che sembra macchiare per sempre tutto quello che tocca. Come quella mistura che in questa tribù africana usavano per decorare i loro corpi. Credevano che se si fossero dipinti con una mistura di argilla e sangue dei loro nemici, si sarebbero liberati per sempre dagli spiriti maligni delle loro vittime. Di conseguenza una coppia sorpresa in adulterio era condannata a morte e uccisa col coltello rituale, quindi alla moglie o al marito tradito si copriva il corpo con il sangue delle vittime che avevano recato offesa.

Il racconto provoca a Elisabeth un tremito sgradevole. Il movimento involontario le fa cadere del vino sul vestito e il liquido rossastro si spande lentamente sul tessuto, come una lava scura che si apra la strada verso il suo corpo.

— Vuoi dire che li uccidevano davvero, solo per aver fatto l’amore?

— Per aver fatto l’amore con la persona sbagliata. — La corregge Patricia.

— Spaventoso, usi tribali come i cannibali.

— Non direi che fossero cannibali, non erano loro a divorare le vittime — la riprende Patricia come si fa a una scolaretta — lasciavano i corpi colpevoli ai becchi degli avvoltoi.

Lo sguardo di Elisabeth va istintivamente alla ricerca del macabro dipinto raffigurante avvoltoi che si disputano i resti di un corpo.

— Non stai parlando sul serio? — Chiede nervosamente. — Non è che una storia, un mito, non è vero?

— Sì, questo è quello che credevo — conviene Patricia — fino a quando non mi sono trovata in mano questa maschera che si suppone di un uomo ucciso ritualmente per adulterio. A quanto pare gli anziani della tribù facevano maschere dalle teste dei due adulteri dopo aver bevuto il loro sangue.

Patricia ha preso in mano l’ultimo oggetto, l’orribile maschera con i piccoli occhi scuri e la sottile pelle di pecora ingiallita sulla testa resa più piccola da un lavoro esperto. La offre alla sua ospite. Il grido che viene dall’altra donna è un insieme di terrore e di nausea, come un automa lascia andare il bicchiere e il vino le si sparge sul petto, lo stomaco, i fianchi. Comincia a sentire spasmi acuti e incontrollabili allo stomaco, si alza di scatto e corre fuori mentre gli spasmi si fanno più dolorosi.

Oscar è nello studio di sopra.

— Vieni pure fuori, Oscar, se ne è andata. Ho visto la porta del tuo studio socchiusa, avrai sentito tutto.

Oscar Hardy esce dallo studio, divertito è irritato al tempo stesso, mostra a Patricia un sorriso di rimprovero ma anche di complicità.

— Non avresti dovuto spaventarla così, non era nei patti. Eravamo d’accordo che avrei passato il weekend con te, senza avvertirla del cambiamento di programma. In cambio tu avresti tollerato la nostra relazione. Non era previsto che ti mettessi a terrorizzarla.

Patricia si avvia per la scala a chiocciola in legno che porta alla camera da letto, a metà dei gradini si ferma con un sorriso superbo e malizioso.

— Una piccola vendetta puoi anche perdonarmela, date le circostanze. Per quanto riguarda la nostra piccola Elisabeth potrai tornare da lei lunedì. Sembra che avremo un weekend interessante grazie al nostro accordo Forse dovremmo farne più spesso di questi accordi.

Patricia procede su di qualche gradino, poi si ferma ancora.

— Senti, Oscar, se Elisabeth non fosse scappata di corsa avrei potuto aggiungere qualcosa che avrebbe servito a renderla meno spaventata, per quanto riguarda quella tribù africana. Sembra che i saggi della tribù che sovrintendono al sacrificio degli adulteri avessero un segreto. La notte prima del sacrificio la coppia colpevole viene messa insieme in una capanna. Se i due si maledicono e si insultano a vicenda sono condannati, ma se invece si giurano fino all’ultimo amore vengono lasciati liberi di fuggire, a patto di non tornare mai. Nel secondo caso al mattino i saggi diranno alla tribù che gli adulteri sono stati presi e portati via dallo spirito del male. Ecco potresti raccontarlo a Elisabeth lunedì. Ora che ci penso non ha avuto neppure una parola di rimprovero nei tuoi confronti. Era davvero preoccupata per te, povera piccola, fino ad avventurarsi fin qui, indifesa, oltre le linee nemiche. Sai come sono fatte queste piccole segretarie in adorazione.

— Patricia, dove hai trovato quei misteriosi oggetti? E dove hai letto quelle storielle sugli adulteri puniti in quella tribù africana?

—Storielle? Stai bene attento a quello che fai, mio caro Mr. Hardy. Questi oggetti mi conferiscono poteri magici. Potrei trasformarmi in una di quelle mogli insopportabili.

Lei continua salire i gradini verso la camera da letta. Maliziosa sventola la gonna.

Nascosti nella cucina di casa Hardy, i due compari Homeless e Cowson si stringono la mano e si congratulano in silenzio per il successo. Domattina, il postino lascerà nella cassetta, al 13 Butcher Fish Street, un generoso assegno firmato da Mrs. Hardy.

 

Allegri e contenti, i due amiconi si avviano a casa saltellando e canterellando.

Arrivati al 13 Butcher Fish Street, Homeless smette all’improvviso di cantare ‘Oggi Splende il Sole e Abbiamo Sterminato gli Irlandesi Ribelli’.

“Cowllon, cosa ci fa quel negretto caffellatte alla finestra del mio studio?”

“Non vedo negretti, Homeless.”

Infatti una mano ha tirato dentro l’apparizione, via dalla finestra. Ma si apre il portoncino e appare una Teapot bianca di farina.

“Siete arrivati finalmente. Portate via questa grassa donna nera e i suoi dieci marmocchi.”

Un sospetto appare sul volto di Cowson, come un ombrello quando il cielo si fa nero.

“Che vi succede, Teapot? Perché vi siete messa in testa la farina bianca, invece di conservarla per i dolcetti?”

La Teapot lo ignora e si rivolge a Homeless, soffiando farina:

“Signor Homeless, si è presentata questa donna nera, vestita con una lunga camicia variopinta e inappropriata. Parla di un certo Cowson e dice che i dieci marmocchi bianconeri sono loro figli.”

Cowson fa per avviarsi.

“Devo tenere una conferenza al Club, non aspettatemi per la cena.”

Nemmeno fa un passo che la Teapot lo afferra per la gola e lo porta dentro.

“Dove crede di andare il signor don Juan? La mia cucina deve essere liberata da quei piccoli bastardi entro dieci minuti.”

Ma ora basta, Mrs. Teapot! Una visitatrice attende nello studio.

“Sono Shylock Homeless e lasciate che vi presenti il dottor Crapton.”

La donna nera non risponde, ma fa apparire come per magia una foto dal camicione colorato. Guarda  Cowson, la foto, poi ancora Cowson.

“Il mio nome è Mbali, che nella mia lingua significa fiore. Sono arrivata dal Transvaal alla ricerca del padre dei miei figli, un certo capitano Cowson. “

Homeless chiede di vedere la foto, la passa a Cowson che scuote il capo. Mai visto.

Grazie ai pranzetti e ai dolcetti di Mrs. Teapot, l’attuale dottor Cowson è alquanto arrotondato, decisamente diverso dall’elegante capitano nella foto. La sua pelle è diventata rosea per le uova fritte al bacon e il pallido sole londinese, ben diverso dai raggi roventi del Transvaal.

Mrs. Mbali pensa di dovere una spiegazione:

“Laggiù ci è capitato di leggere su un giornale i successi del famoso Shylock Homeless e veniva citato anche un certo Cowson. Allora ho pensato di venirmene qua a vedere come mettere a posto le cose.”

Comincia a farle qualche domanda, Homeless!

“Ditemi, Mrs. Mbali, è molto tempo che non vedete questo vostro capitano Cowson?”

“Da quando il bastardo se l’è svignata dal Transvaal col suo reggimento a cavallo. Ecco guardate quest’altra foto, sono io. Un pochino cambiata forse da quando avevo sedici anni. Allora ero la prima danzatrice zulu.”

Mrs. Teapot ha continuato a spostare le tazze del thè da sinistra a destra e da destra a sinistra, non si trattiene dal guardare la foto.

“Signor Homeless, questa ragazza nella foto ha il seno nudo.”

L’espressione di disgusto con cui la Teapot guarda un Cowson a lei sconosciuto fa intravedere un futuro di privazioni per quanto riguarda i dolcetti e Cowson, il quale meschino cerca riparo dietro una poltrona. Incurante della tempesta, Homeless riprende a fare domande:

“Mrs. Mbali, noto che i dieci diavoletti hanno tutti all’incirca la stessa età. Forse avete qualcosa da dirci al riguardo.”

“Ebbene, devo confessare che il padre di Numero Uno è certamente quel capitano Cowson. Ritengo invece che Numero Due assomigli a un certo sergente Roach. Infine gli altri otto sono figli di mie cugine. Vedete noi laggiù vorremmo che i ragazzi ricevessero la milgliore istruzione in una scuola qui a Londra. Ma per l’iscrizione è opportuno avere un padre inglese. Per questo mi sono ricordata del quel Cowson.”

“Mia cara Mrs. Mbali, dubito che un maggiore dell’esercito di Sua Maestà possa permettersi il mantenimento di dieci marmocchi. “

Cowson sta osservando con attenzione Numero Uno che prende a calci il violino di Homeless, gli pare di notare una certa somiglianza con lui, anche di temperamento. E’ tentato di farsi avanti, ma l’idea di mettere su casa con una palla di lardo nera lo fa desistere. A questo punto non restano che gli addii.

“Signori mi rincresce di avervi disturbato, si è trattato di uno scambio di persona. Soprattutto mi spiace che la vostra cucina sia stata messa in disordine; ecco un diamante come riparazione. Oh, Mrs. Teapot, non state a ringraziarmi, ne ho depositato un sacchetto pieno in banca, per l’istruzione dei ragazzi. Sono la principessa Mbali Betha, un giorno sarò regina degli Zulu. Spero proprio di trovare un padre bianco da presentare alle vostre scuole.
 

 

 

 

 

 

domenica 3 maggio 2015



Shylock Homeless e il Caso dei Porcelli Mancanti
 Caro Homeless,
mi vedo costretto a scriverti per un evento increscioso, preferirei definirlo doloroso.

Spariscono i porcelli.
Come ricorderai, i miei porcelli sono liberi di scorrere durante il giorno, ben sorvegliati da un fido porcaio, che viene messo in allarme dai grugniti, se un malfattore è alle viste. Al volgere del tramonto, i miei cento porcelli se ne vanno a dormire in un capannone, che prende aria da piccole finestrelle in alto, l’unica porta di entrata è chiusa con un robusto lucchetto. Al mattino che segue, i porcelli escono in fila e si fa la conta, purtroppo la prima settimana del mese, o l’ultima, ne manca sempre uno. Ho disposto turni di guardia la notte alla porta e ti assicuro che neanche un porcello smilzo può essere asportato dalle finestrelle, senza farne prima salsicce.

Mio caro Homeless, nessuno qui a Tripplewood ha dimenticato la straordinaria abilità con la quale hai smascherato gli allevatori disonesti alla Competizione Annuale della Porcella Larga. (E ti prego di accettare il mio invito a far parte della giuria anche quest’anno). Nessuno qui ha dimenticato il caso della porcella gonfiata con l’azoto prima della gara; o il caso del concorrente che poggiava il gomito sulla bilancia.

Ti aspetto al più presto a Tripplewood,
Archibald Oliver Everybottom

 

Finita la lettura Homeless riflette, è troppo concentrato per ascoltare il rimprovero del suo amico il dottor Cowson.

— Homeless, non vorrai davvero immischiarti in questa storia di porcelli mancanti?

In risposta uno sbuffo di pipa.

A Cowson non resta che far notare alla signora Teapot che le tazze del thè sono vuote. La brava donna allarga le braccia, come solo a una fedele governante è consentito:

— Non abbiamo più tè, signor Cowson.

Homeless smette di riflettere e interviene:

— La giara del thè è vuota, Teapot? Opera di una ladro che non può fare a meno della mia miscela centofoglie di Ceylon, suppongo.

— Temo la cosa sia andata diversamente, signor Homeless, ultimamente non ho trovato i soldi per fare la spesa sotto la zuccheriera, e neppure lo zucchero dentro.

Homeless smette di riflettere, ha bisogno di ulteriori elementi, scuote la tazza vuota e interroga la Teapot.

— Quanto denaro abbiamo in cassa, Teapot?

— Abbiamo esattamente tre mesi di affitto arretrato.

— Sta bene Teapot, passate in banca a chiedere un prestito.

— Ho già percorso questa strada, signor Homeless. Il direttore della banca dice che non è in grado di risolvere questo problema senza il vostro aiuto.

Homeless ha finito di interrogare la signora Teapot, e passa al suo amico.

— Cosa deduci, Trotson?

— Cowson, il mio nome e Cowson. Abbiamo un treno per Tripplewood alle 14:30. Una carrozza ci porterà in tempo alla Stazione Vittoria.

Homeless, afferra soprabito e berretto.

— Animo Trotson, faremo una corsetta a piedi.

Sul treno per Tripplewood.

Homeless e Cowson sono riusciti a salire in tempo sul treno e occupano un compartimento senza altri passeggeri. Il dottor Cowson ha quasi finito di mangiare un gustoso panino al prosciutto e Homeless mordicchia il cannello della pipa, come preso da sentimenti inesplorati.

— Ebbene Trotson, i miei complimenti, sei diventato il prediletto della signora Teapot, a me ha detto che non era rimasta una crosta di pane, quanto al prosciutto neanche a parlarne.

Cowson non è in condizione di rispondere, si limita ad alzare le spalle e le sopracciglia. Donne.

Ora si sentono voci nel corridoio, arriva il controllore.

— Voi siete il signor Homeless, non è vero? Vi ho riconosciuto dalle foto sui giornali. Ho seguito tutti i vostri incredibili successi. Vi ricordate il caso Scrooglee, il mistero della camera chiusa? Ora sul mio treno si è verificato un fatto deplorevole, un individuo ignobile ha sottratto un panino al prosciutto a un bambino, che è terrorizzato e non riesce a dare una descrizione utile del malfattore. Non vorreste occuparvi del caso? Le ferrovie di sua maestà vi sarebbero grate.

— Sono desolato, controllore, tra pochi minuti saremo a destinazione, scendiamo a Tripplewood.

Bucati i biglietti, Cowson con un dito a uncino indica la porta, Homeless va a vedere, nessun controllore in agguato nel corridoio.

— Puoi alzarti, Trotson, e togliere dal sedile il sacchetto nascosto sotto di te, dobbiamo far sparite le prove.

— Homeless, quell’individuo spende la sua inutile vita a bucare biglietti su un treno, a nostre spese. Ma non vorresti parlarmi di questo tuo successo nel caso Scrooglee?

— Ebbene, Trotson, Scrooglee era uno di quegli individui che prestano soldi.

— Uno strozzino, infine.

— Non interrompere, Trotson. Scrooglee aveva in odio la società, che non lo aveva ritenuto adeguato a fare il banchiere, voleva dimostrare che ne sarebbe stato perfettamente capace. Come puoi immaginare era guardingo e sospettoso nella sua attività

Un giorno, bussa alla sua porta un Debitore e dice al maggiordomo che è venuto a restituire un prestito, una forte somma di denaro. Il maggiordomo ne è particolarmente lieto, perché sta per chiedere un aumento del suo miserabile salario. Scrooglee è chiuso a chiave nel suo studio a contare soldi, il maggiordomo bussa tre volte e annuncia la visita. Scrooglee non si fida, dove avrà trovato il denaro il Debitore? Chiede che gli sia passata qualche banconota sotto la porta, è soddisfatto, apre la porta, invece del denaro riceve un colpo di pistola. Con le forze rimaste Scrooglee richiude la porta, fa girare la chiave nella serratura, cerca di raggiungere il telefono o la finestra, inutilmente. Addio Scrooglee.

Il Debitore e il maggiordomo si rendono conto che casualmente è stato commesso un delitto perfetto della camera chiusa. Scrooglee non ha eredi, il Debitore non ha più debiti, il maggiordomo potrà sgraffignare tutto il denaro nascosto da Scrooglee in vari angoli della casa. Il detective di Scotland Yard dice al suo capo che l’assassino era il maggiordomo, ma il suo capo minacciò di buttarlo fuori a calci e non si tornò sull’argomento. Il maggiordomo dichiarò che Scrooglee non aveva ricevuto visite quel giorno e fornì descrizioni vaghe o confuse dei visitatori; naturalmente aggiunse che era all’oscuro degli affari del suo padrone.

— Scrooglee non aveva un registro dei suoi sventurati clienti?

— Senza rendersene conto, Scrooglee aveva organizzato in suo assassinio in modo che fosse quasi impossibile risalire al colpevole. Per nascondere i suoi affari aveva dato a ogni debitore il nome di un cavallo da corsa. Quando il detective lesse sul registro Kaiserguglielmo e Reginavittoria, indagò nel mondo degli anarchici e gli allibratori clandestini. Nessuno si presentò a dare informazioni, tantomeno i piccoli teppisti che Scrooglee assoldava occasionalmente per spaventare i debitori. Scotland yard non riusciva a venirne a capo e chiese il mio aiuto.

— Come riuscisti a risolvere il caso?

— La signora Teapot e il sovraintendente dovevano molti soldi a Scrooglie ma, frazie all’assassino, il loro debito era svanito. Dietro mio suggerimento, Scotland Yard dichiara alla stampa che l’assassino è stato scoperto: è uno straniero venuto dall’India con una scimmia ammaestrata. La scimmia si era arrampicata per la grondaia e aveva bussato ai vetri della finestra. Curioso e stupito, Scrooglee aveva aperto la finestra e la scimmia gli aveva sparato. Il movente rimaneva sconosciuto. Un detective era stato inviato a Calcutta per investigare. Siamo alla stazione di Tripplewood, Trotson, suppongo che sir Archibald Oliver  abbia mandato a prenderci.

— Dimmi Homeless, io ti ricordo qualcuno che hai conosciuto?

— Certamente Trotson, mi ricordi un buontempone, un certo dottor Cowson.

— Capisco. La cocaina nella pipa ti fa passare l’appetito, non è vero?

Il treno si ferma.

Tripplewood, i signori passeggeri possono scendere alla stazione di Tripplewood.

 

Si cena da sir Archibald Oliver a Tripplewood.

Cowson guarda con qualche impazienza ben nascosta le verdure e le patate nel suo piatto. Poi si rivolge agli altri commensali, ma a nessuno in particolare:

— Questo contorno è eccellente per le braciole e le salsicce di maiale arrosto, che pare siano in ritardo, forse è accaduto qualcosa di grave nelle cucine. Ricordi il caso del cuoco malese, Homeless? Sarebbe opportuno andare a vedere, potrei andare io stesso.

A capotavola il suo ospite, sir Archibald, mette da parte la patata bollita che aveva scelto, per rispondere a Cowson senza distrazioni.

— Cowson, o Trotson, o come diavolo vi chiamate, sento che avete servito la Corona nella guerra contro i Boeri in Sud Africa, potreste aver preso brutte abitudini dai cannibali in qualche parte dell’Africa. Come si può insinuare che io ordini di fare a pezzi e arrostire le mie creature, per poi sbranarle?

Cowson inforca una foglia di verdura cotta, la rigira e la depone di nuovo al suo posto, prima di replicare.

— Cosa ne fate dei vostri porcelli, sir Archibald? intendo dire quando sono grassi abbastanza.

— La questione viene presa in mano dal mio amministratore, dottor Trotson.

Interviene Homeless:

— Archibald, questo mistero dei porcelli che spariscono dal capannone chiuso mi ricorda il caso dello scozzese geloso, un famoso crimine della camera chiusa.

Tra una patata e una verdurina bollita, arriva Pimps il maggiordomo:

— Sir Archibald, temo vi sia una telefonata che vi attende nello studio, dicono che la questione è urgente. Desiderate ancora patate, dottor Trotson?

Dopo qualche minuto torna Pimps col cognac.

— Signori, sono davvero desolato, ma temo dobbiate seguirmi nello studio. Ho cercato di portare un bicchierino di cognac a sir Archibald, la porta dello studio è chiusa non si sente la sua voce, davvero insolito.

Cowson non appare sconvolto quanto dovrebbe, azzarda una ipotesi

— Non agitatevi Pimps, probabilmente sir Archibald Oliver se l’è svignata dalla finestra.

Pimps non si agita mai, per nessun motivo.

— Le finestre dello studio hanno inferriate, dottor Trotson. Furono messe al tempo delle rivolte d’Irlanda. Una precauzione eccessiva in ogni circostanza, suppongo, considerato che gli Everybottom non hanno mai manifestato inclinazione a gettarsi dalle finestre.

A questo punto non resta che seguire il maggiordomo nello studio.

— Archibald Oliver , apri dunque. Riesci a sentirmi? — E’ stato Homeless a gridare.

Si percepisce una leggera vibrazione.

— Animo Trotson, buttiamo giù la porta.

Nonostante l’opposizione di Pimps, che considera disdicevole abbattere una porta in noce massiccia che ha giusto lucidato con la miscela a base di cera d’api, la porta è scardinata. Una voce di giovane donna proviene dal microfono in tono leggermente drammatico, subito la conversazione si interrompe bruscamente. Sir Archibald  è in silenzio con la testa sulla scrivania e un coltello nella schiena.

Homeless interroga Pimps:

— Avete idea di chi possa essere quella voce di donna?

— Ho riconosciuto la voce di mia nipote Molly, ne sono certo.

— Homeless deduce:

Dunque sir Archibald  aveva una relazione con una giovane donna. Fortunatamente lady Everybottom è in viaggio. Faremo il possibile per evitare lo scandalo, Pimps, ma sarebbe opportuno interrogare questa vostra nipote Molly.

— Potete chiamarla sollevando il microfono, signor Homeless, Molly è la centralinista di Tripplewood.

— Pimps.

— Dite signor Homeless.

— Sir Archibald aveva ricevuto minacce che si sappia?

— Temo di sì. L’ho visto più volte sconvolto, spaventato. Diceva che, se non avesse pagato, non avrebbero avuto pietà.

— Un ricatto dunque. Sir Archibald si era rifiutato di pagare, qualcuno gli è arrivato alle spalle e lo ha pugnalato. Ma come ha fatto l’assassino a entrare e uscire dallo studio inosservato? Dite, Pimps, avete una idea di chi potesse minacciarlo?

— Sicuro, signor Homeless, quelli delle tasse.

Homeless passa a Cowson:

— Come sta sir Archibald ?

Cowson assume un’aria vaga.

— Andato, temo. Gli ho dato un paio di calcetti e non si è mosso. Preferisco non toccarlo, prima dell’arrivo degli esperti di Scotland Yard.

Non resta che chiamare Scotland Yard, ma Pimps è davvero sconvolto all’idea di gente comune che si mette a frugare e fare domande in giro per la casa. Il maggiordomo ha un suggerimento.

— A quest’ora Belldumb, il sergente di polizia di Tripplewood, si trova sempre dalla nostra cuoca per assicurarsi che tutto vada bene.

Il terzetto si sposta nelle cucine, dove Belldumb affonda le zanne in un buon pezzo di torta alle mele. Parla Pimps:

— Dite sergente, dovreste passare nello studio, pare sia accaduto qualcosa a sir Archibald .

Ma Belldumb torna presto e assai contrariato, la sua contrarietà aumenta alla vista di Cowson che si mangia la sua torta, senza che la cuoca alzi un dito a difesa.

— Signori, lo studio è vuoto, nessuna traccia di sir Archibald , temo che dovrò fare qualche domanda.

Belldumb estrae da una tasca della giubba con enorme soddisfazione il taccuino nero con la matita nuova, per fortuna la punta non si è rotta, è il suo momento. Il nostro sergente pensa alla prima domanda da fare, deve impressionarli, deve prendere il controllo. La voce di sir Archibald dietro di lui risolve il problema.

— Pimps, posso chiedere cosa significa questa riunione nelle nostre cucine? Riconduci gli ospiti nella sala del Sigaro. Quanto a te, sergente Belldumb, dimentica che io dia il consenso a un matrimonio con la cuoca.

Belldumb ripone il taccuino, più tardi dirà al giornale locale che ha risolto il caso in pochi minuti. Cowson deve rinunciare alla torta di mele restante. Sir Archibald confessa che ha usato il trucco del coltello spezzato per ingannarli.

Cowson ha organizzato lo scherzo, perché non gli piace essere chiamato Trotson. Homeless accetta la burla con uno strano sorriso, sta pensando che alla competizione annuale troverà il modo di dare ghiande con un pallino di piombo alla porcella campione di sir Archibald , quando la povera bestia comincerà a lamentarsi sarà squalificata.

Ma per quanto riguarda  i porcelli che spariscono di notte dal capannone chiuso e sorvegliato? Homeless rassicura sir Archibald:

— Archibald, ho trovato il colpevole, il caso e risolto. D’ora in avanti non ci saranno altre misteriose sparizioni.

Sul treno di ritorno, Homeless e Cowson.

—Davvero non vuoi una di queste frittatine agrodolci, Homeless? Capiresti perché sir Archibald  non vuole concedere la mano della sua cuoca al sergente. Ma ora racconta come hai fatto a scoprire il colpevole dei porcelli mancanti.

L’odore delle frittatine si mescola con il fumo della pipa di Homeless.

—Per scoprire il colpevole, ho seguito lo stesso metodo del caso dello Scozzese Geloso. Mary, la moglie dello scozzese, aveva un corteggiatore inglese e non lo respinse, in Scozia un affronto del genere non passa inosservato. Un mattino di cielo scuro e piovoso la servitù dell’inglese ha il suo giorno di libertà e un nuovo postino suona alla sua porta. Il postino regolare è rimasto affascinato da un fascio di sterline e volentieri ha ceduto la sua uniforme per un giorno allo scozzese. L’inglese apre la porta e non manca di fare un quanto mai inopportuno sarcasmo sull’età del novizio e la sua uniforme, che lascia scoperti gomiti e caviglie. Lo scozzese non vuole essere da meno in quanto a sarcasmo, estrae una pistola dal borsone e gli dice con un sorriso:

“Ho un pacchetto per te dalla tua Mary.”

L’inglese imperturbabile estrae a sua volta un portafogli traboccante di sterline:

“Forse potremo venire a un accordo, postino.”

Lo scozzese vacilla ma resiste, punta la pistola al cuore dell’inglese:

“Per l’onore della Scozia.”

L’inglese scappa via per la scala al piano superiore, che pare un grillo nell’erba in fiamme. Lo scozzese dietro spara e lo colpisce a una gamba. L’inglese zoppo riesce a salire gli ultimi gradini e si rinchiude in una stanza, apre la finestra e grida aiuto alla campagna. Lo scozzese fa il giro della casa per portarsi sotto la finestra aperta e tira un colpo che si conficca nel muro. Mancato. L’inglese sanguinante alla gamba preso dal terrore chiude persiane e finestre, tampona alla meglio la ferita. Lo scozzese corre di nuovo alla stanza, da sotto la porta chiusa a chiave esce un rivolo di sangue.

“ Diecimila sterline per un dottore e una infermiera.”

La flebile voce proviene da dietro la porta.

Lo scozzese è inferocito, nel cortile sul retro sono stese ad asciugare un paio di mutande femminili con la lettera M ricamata; ma diecimila sterline sono sufficienti per perdonare.

“Come posso fidarmi di te, inglese?”

Nessuno risponde, l’inglese è svenuto privo di forze. Lo scozzese lava con pazienza gli scalini da ogni traccia di sangue e se ne va fischiettando ‘Mia bella Mary, andremo in barca al centro del lago’. Per sua sfortuna si dimentica delle mutande nel cortile.

Cowson non osa interrompere, continua a mangiare frittatine agrodolci, e Homeless riprende il racconto.

—La ferita ha continuato lentamente sanguinare in una macchia che si allunga fin sotto la porta, la servitù dell’inglese al ritorno vede la macchia scura fuori della porta, bussa con insistenza  e non ottiene risposta, ne deducono che quel mese non riceveranno il salario. Il detective incaricato dell’indagine trova il proiettile conficcato nel muro e deduce che uno straniero di passaggio ha sparato dal cortile due colpi, proprio mentre l’inglese era in piedi sulla finestra a pulire i vetri. Purtroppo, gli fu fatto osservare, un gentleman inglese non pulisce i vetri delle finestre il giorno che la servitù è assente. Dunque si ricomincia da capo, un uomo è stato ferito a una gamba mentre si trova chiuso in una stanza. Tutti sanno che è stato lo scozzese geloso, ma non ci sono prove. Scotland yard chiese il mio aiuto per risolvere il caso.

Cowson ritiene buona educazione mostrare interesse al racconto, prima di addentare la frittatina alle ciliegie e cipollotti.

— Lo scozzese fu convocato su mio suggerimento e interrogato in mia presenza. Il detective mi indica allo scozzese.

“Sappiamo come è andata, questo gentleman veniva a un appuntamento con l’inglese, ha visto tutta la scena , è fuggito per non essere coinvolto, poi ha letto i giornali e ha deciso di venire a raccontarci tutto. Noi siamo dalla tua parte, volevi solo spaventarlo, alla vista delle mutande di Mary hai perso la testa, chiunque avrebbe fatto lo stesso. La giuria e il giudice sono scozzesi come te, tutta la Scozia sarà fiera di leggere la tua storia sui giornali.”

— Dopo qualche mese lo scozzese geloso fu impiccato.

Cowson comprende che Homeless si aspetta qualcosa, ma non la frittatina alle fragole e zenzero.

—Complimenti, Homeless, una eccellente applicazione delle moderne teorie sulla psicologia criminale.

Ma per quanto riguarda il caso dei porcelli mancanti di sir Archibald ?

— Ieri sera, prima di cena, mi sono diretto al capannone, per assistere al rientro dei porcelli. Ebbene gli ultimi della fila cercavano di passare avanti e si voltavano con apparente timore a controllare le mosse del porcaio. Mi presentai al porcaio e gli chiesi la ragione dello strano comportamento degli ultimi porcelli. Il volto dell’uomo si fece rosso e le mani gli sudavano, cercò di dare una giustificazione:

“Non fateci troppo caso, ho preso la cattiva abitudine di dare qualche calcetto nel sedere agli ultimi, non ci sono molte occasioni di sano divertimento qui a Tripplewood.”

 Ho battuto il ferro caldo. Gli ho detto che era stato scoperto quando faceva rientrare un porcello in meno, che naturalmente al mattino mancava alla conta. Ho inventato che sir Archibald  era pronto a perdonarlo in cambio della piena confessione. A questo punto il disgraziato infedele porcaio ha cominciato a versare lacrime, sua moglie voleva sempre vestiti nuovi, minacciava di andarsene con un commesso viaggiatore.

Cowson, terminate le frittatine esprime la sua sconfinata ammirazione.
— Ancora i miei complimenti, Homeless. Pensi che sir Archibald  farà impiccare il porcaio?
— Gli dimezza il salario, in considerazione che sua moglie lo lascia e se ne va. Ho consigliato a Sir Archibald di contare i porcelli al rientro la sera, ma pare che sia impossibile nell’oscurità del tramonto. La prima della fila è di diritto Elisabeth e i porcelli saltano l’uno sull’altro, per starle dietro e occupare il posto accanto a lei nel capannone.
Sapodilla MAIL